Trasporto ferroviario

Trasporto ferroviario Rete ferroviaria

Rete ferroviaria

L’estensione della rete ferroviaria italiana è pari a circa 19.672 km.

La rete si sviluppa per tutta la penisola e sul territorio insulare di Sicilia e Sardegna.


 


Le condizioni di accesso equo e non discriminatorio alla rete e, più in generale, a tutte le infrastrutture ferroviarie e ai relativi servizi è regolato dall’Autorità con la delibera n. 70/2014.

I gestori dell’infrastruttura ferroviaria sono 21, tuttavia, la rete è suddivisa in maniera altamente disomogenea:

  • l’86% della rete (16.900 km) è in capo al gestore della rete ferroviaria nazionale, RFI S.p.A. (di seguito anche RFI);
  • il restante 14% è gestito da gestori regionali.

Il secondo gestore per lunghezza della rete gestita è Ferrovie del Sud Est S.r.l. (di seguito anche FSE), con 473 km di rete (pari al 2,4% del totale). FSE dal 2016 è una società del gruppo Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A., di cui fa parte anche RFI.

Oltre a FSE, soltanto altre 3 società gestiscono una percentuale di rete superiore all’1% della rete totale.

L’infrastruttura in capo ai gestori regionali si suddivide tra quella interconnessa all’infrastruttura ferroviaria nazionale gestita da RFI e quella che, invece, è da essa isolata.

Per quanto riguarda la rete gestita da RFI e le reti regionali a questa interconnesse, sono regolati tramite la delibera ART n. 95/20231 i criteri per la determinazione dei canoni di accesso e utilizzo delle infrastrutture ferroviarie che le imprese ferroviarie (IF) devono corrispondere ai gestori rispettivamente competenti.

Con specifico riferimento al gestore nazionale, tale canone (c.d. “pedaggio”), che viene corrisposto dalle IF per usufruire dei servizi del pacchetto minimo di accesso (PMdA)2, è differenziato, tra l’altro, a seconda della tipologia di traffico3. Il canone delle reti regionali è invece calcolato in maniera più semplificata.

Circa l’80% dei canoni corrisposti dalle imprese ai gestori è relativo a servizi gravati da obblighi di servizio pubblico (OSP), il 5% al traffico merci e poco più del 13% al traffico di tipo Premium.

La prevalenza dei ricavi da traffico da servizi OSP4 è dovuta alla preponderanza dei volumi di traffico afferenti a tale categoria5.  Infatti, analizzando il ricavo medio unitario del pedaggio (espresso in €/treno-km) incassato dai gestori dell’infrastruttura, appare evidente come tale indicatore sia maggiore per i servizi Open Access Premium6.


Note

1 Sono escluse le reti isolate, che non sono a pedaggio. Il pedaggio è pagato in base alla percorrenza del km, in treni-km. Tale unità di misura fa riferimento al numero complessivo di chilometri percorsi in un anno da tutti i treni, e non tiene conto della lunghezza del singolo treno e, quindi, della sua capacità in termini di numero di passeggeri o tonnellate di merci. Inoltre, aggrega treni con percorrenze diverse (ad esempio, treni a percorrenza breve con treni a lunga percorrenza).

2 Che ricomprende l’assegnazione della capacità di infrastruttura e delle tracce orarie, l’utilizzo dei binari e delle strutture di collegamento alle stazioni, la regolazione della circolazione dei treni e il segnalamento e instradamento dei convogli.

3 Le principali macrocategorie sono: OSP regionale/LP (trasporto passeggeri regionale/a lunga percorrenza con OSP); OA Basic/Premium (trasporto passeggeri Open Access, ossia a libero mercato) differenziato in base a frequenza e velocità commerciale; merci. A partire da queste categorie, i gestori dell’infrastruttura possono effettuare ulteriori differenziazioni.

4 Per OSP (obbligo di servizio pubblico) “si intende l’obbligo definito o individuato da un’autorità competente al fine di garantire la prestazione di servizi di trasporto pubblico di passeggeri di interesse generale che un operatore, ove considerasse il proprio interesse commerciale, non si assumerebbe o non si assumerebbe nella stessa misura o alle stesse condizioni senza compenso” (regolamento CE n. 1370/2007, art. 2, lett. e)); i servizi di trasporto che non fanno parte di questa categoria sono definiti “a mercato”, o “open access”.

5 Si evidenzia come alcuni gestori dell’infrastruttura regionale non presentino ancora un’offerta di traccia oraria (definita come l’intervallo temporale di utilizzo dell’infrastruttura ferroviaria necessario a far viaggiare un treno tra due località) inquadrata all’interno di un PIR e basata sul pedaggio, ma richiedano piuttosto alle imprese ferroviarie un puro rimborso dei costi sostenuti inclusi nei contratti di programma.

6 Unità di misura che fa riferimento al numero complessivo di chilometri percorsi in un anno da tutti i treni. L’indicatore non tiene conto della lunghezza del singolo treno e, quindi, della sua capacità in termini di numero di passeggeri o tonnellate di merci. Inoltre, aggrega treni con percorrenze diverse (ad esempio, treni a percorrenza breve con treni a lunga percorrenza).